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Ponte a Poppi (AR), in piazza ad attingere l'acqua

Ponte a Poppi (AR), in piazza ad attingere l'acqua - AcquistiVerdi.it

Non è un salto nel passato, a quando le donne riempivano le loro brocche alla fontana del paese perché gli acquedotti non servivano le case e l’acqua si doveva careggiare, come si diceva una volta in Toscana, ma una buona pratica ambientale.
In piazza della Libertà, a Certomondo di Ponte a Poppi in provincia di Arezzo, è stato installato un distributore d’acqua che con 5 centesimi a litro fornisce acqua microfiltrata liscia o gassata, a seconda dei gusti.
Una buona pratica perché gli italiani sono primi in Europa per consumo complessivo di acqua in bottiglia e primi nel mondo per consumo pro capite con una media di 160 litri a testa all’anno. Questo consumo non pesa solo sulle nostre tasche, ma soprattutto sull’ambiente.

Secondo i dati diffusi da Legambiente, nel 2008 sono stati imbottigliati in Italia 2, 5 miliardi di litri d’acqua prelevata da 189 fonti. Solo il 20% arriva a destinazione attraverso la rete ferroviaria, il resto si sposta in ogni dove con autocarri che generano traffico, consumano risorse non rinnovabili, emettono CO2 ed altri inquinanti. Alla fine l’acqua, che ha costi irrisori alla fonte, si carica di costi aggiuntivi enormi e perde molte delle sue qualità per i tempi e le modalità di trasporto e di stoccaggio, che spesso avvengono in condizioni ambientali non ottimali. L’80% dell’acqua viene inoltre venduta in bottiglie di plastica la cui produzione richiede grandi quantità di risorse e che diventano quasi subito rifiuti da smaltire, con tutto ciò che ne consegue. Occorrono 365.000 tonnellate di Pet per fabbricare le bottiglie di plastica dell’acqua consumata in un anno dagli italiani e solo il 35% viene riciclato, anche questo con costi diretti e costi ambientali. Il 65% finisce comunque nelle discariche o negli inceneritori ed anche in questo caso i costi sono a carico dei comuni e dunque della collettività. Riguardo ai costi che le Aziende pagano alle regioni, una direttiva quadro nazionale indica cifre che oscillano tra 1 e 2,5 euro per ogni metro cubo di acqua prelevata, che corrisponde a circa mille litri. Ciò significa che se le regioni applicassero tale direttiva ovunque – molte hanno tariffe ancora più basse - incasserebbero 31 milioni di euro per quella stessa acqua che nel mercato produce un giro d’affari di circa 3,2 miliardi di euro e costi ambientali a carico della collettività.



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