Dal vecchio certificato climatico per la classificazione delle abitazioni alla certificazione “CasaClima”: un piano strategico per il miglioramento dell’efficienza energetica e della sostenibilità delle abitazioni è stato adottato dal Comune di Pian di Scò in provincia di Arezzo, con delibera del Consiglio Comunale.
Si tratta di un significativo punto di svolta verso un’edilizia di qualità, orientata alla riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di CO2.
La delibera del Consiglio Comunale prevede modifiche al Regolamento Edilizio e introduce lo standard di certificazione energetica “CasaClima” su base volontaria.
Una certificazione che non sostituisce la certificazione nazionale, ma offre una serie di garanzie in più: il controllo geotermico del progetto, della documentazione, del valore di trasmittanza dei vari elementi di un edificio (con eventuale richiesta di integrazione di correzioni al progetto), della documentazione fotografica dei cantieri, della corrispondenza dei materiali dichiarati con i materiali istallati, il sopralluogo in cantiere per verificare i sistemi di posa, gli avvisi di non regolarità nell’esecuzione dei lavori. Tutti elementi non previsti dalla certificazione nazionale o, in certi casi, previsti a livello teorico, ma non sempre effettivamente attuatii a livello pratico.
L’adesione al sistema “CasaClima” viene incentivata dallo scomputo degli oneri di urbanizzazione, per agevolare e sostenere economicamente per tutti coloro che intendono costruire secondo criteri di ecoefficienza.
Contestualmente l’amministrazione comunale di Pian di Scò, proprio per sviluppare sempre più un’edilizia energeticamente più sostenibile, ha scelto di permettere nell’ambito del proprio territorio e delle proprie competenze, la realizzazione di edifici nella sola classe A nazionale.
CasaClima (o KlimaHaus) è un metodo di certificazione energetica degli edifici ideato nel 2002 da Norbert Lantschner in attuazione della Direttiva Cee 2002/91/Ce formulata sulla base delle misure di settore previste dal protocollo di Kyōto.
Il progetto, nato dall’esigenza di adempiere ad una direttiva europea e poi convertito in normativa dalla Provincia di Bolzano, ha ottenuto un tale successo da portare l’Alto Adige ad esempio concreto di buona pratica, all’avanguardia a livello nazionale e internazionale.
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