In tutto il mondo, i settori accademico, economico e politico stanno creando partenariati regionali per sostenere e dare un ulteriore impulso alla R&S, all'innovazione e alle nuovissime ecotecnologie.
I cluster innovativi che riuniscono ricercatori, aziende ed enti pubblici esistono da tempo, ma solo recentemente hanno fatto la loro comparsa i poli di ecoinnovazione. Una relazione del ministero francese dell’Ambiente traccia un grafico della crescita dei poli di innovazione nel campo delle ecotecnologie analizzando l'ascesa di otto cluster in Europa e altrove.
Nuove relazioni
Per superare le sfide del cambiamento climatico, dell'efficienza delle risorse e della sostenibilità sono necessarie varie misure, a molti livelli diversi. Le iniziative dei cluster sono uno strumento efficace per soddisfare tali esigenze. Tramite il raggruppamento attivo di imprese, enti di ricerca e mondo della politica è infatti possibile dare vita a nuove relazioni che consentono di contribuire fattivamente all’economia «del dopo- carbonio». Sempre più cluster, dunque, si stanno concentrando sullo sviluppo delle ecotecnologie: non soltanto i poli ecotecnologici, ma anche cluster già esistenti, ad esempio nell'industria automobilistica e nel settore dell'edilizia.
La politica pubblica è un fattore decisivo: in Francia, i cluster stanno diventando «verdi» soprattutto perché lo sviluppo ecotecnologico è una delle tre priorità della strategia nazionale per la ricerca e l’innovazione del 2009.
Negli USA, i poli di innovazione stanno emergendo dal basso laddove le aziende e le istituzioni possono avvantaggiarsi della vicinanza geografica, ad esempio per condividere le infrastrutture. In Giappone e in Europa, invece, i cluster rappresentano un fenomeno più recente e indotto dai politici (secondo un approccio dall’alto verso il basso).
Un ruolo importante per gli enti pubblici
Gli enti pubblici rivestono un ruolo importante nella creazione dei cluster ecotecnologici. Tra i promotori, infatti, figurano spesso i comuni (come per CleanTECH San Diego, USA), le agenzie di sviluppo economico (ad esempio LAKES - Lahti Regional Development Company a Lahti, Finlandia), i governi regionali (è il caso di Solar Valley Mitteldeutschland in Germania) e i governi nazionali (come accade con il Water Cluster in Israele).
L’obiettivo è assicurare nuovo sostegno a un'industria già forte in questo campo (come nel caso del progetto Lahti Solar Valley) o rendere maggiormente ecocompatibili le attività locali (come nel caso di San Diego). Sebbene sia generalmente il settore pubblico a trovarsi in prima linea, anche un sostegno deciso da parte del settore privato può contribuire alla realizzazione dei poli. Di fatto, come per tutti i cluster i fondi privati sono fondamentali se si vuole che un gran numero di ecoinnovazioni arrivi sul mercato.
I poli ecotecnologici spesso sorgono nelle vicinanze di grandi parchi scientifici o di ricerca e tendono a occuparsi di una variegata rosa di temi, anziché specializzarsi in uno soltanto (questo era vero per sei degli otto cluster studiati dal ministero francese dell’Ambiente). Se finora sono stati il trattamento delle acque e quello dei rifiuti a farla da padrone, ora sono le tecnologie energetiche rinnovabili a trovarsi al centro della maggior parte dei cluster «verdi».
Tra i temi che al contrario non stanno ricevendo molta attenzione figurano la qualità dell’aria, l’inquinamento acustico, le energie marine e il recupero e il riciclo dell’anidride carbonica. In Francia, invece, stanno ricevendo attenzione temi meno popolari come le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) verdi e la chimica verde, mentre sono trascurati ambiti più tradizionali come il trattamento delle acque e dei rifiuti.
La partecipazione delle PMI
Oltre che per un coinvolgimento più profondo del settore pubblico, i cluster ecotecnologici si distinguono dalle loro controparti tradizionali per il numero relativamente ridotto di membri, normalmente meno di 100. Tra questi, dominano le piccole e medie imprese (PMI), che rappresentano almeno il 60% (e spesso anche l’80%-90%) degli attori coinvolti. La partecipazione di centri di ricerca e università è variabile: tra gli otto cluster studiati, Øresund si distingue per la capacità di avvicinare università, enti locali e imprese.
Il sostegno dei poli ecotecnologici all’innovazione e alla R&S consiste principalmente nell'identificare potenziali partner di ricerca e nel metterli in collegamento l’uno con l’altro e con fonti di finanziamento pubbliche e private. Inoltre, i poli offrono workshop, newsletter e servizi di incubazione per neoimprese e agevolano la comunicazione con il mondo esterno, ad esempio creando opportunità per incontrare delegazioni internazionali.
Ancora relativamente giovani e a orientamento regionale, numerosi poli ecotecnologici europei non hanno ancora dato vita a partenariati significativi con altri cluster, né a livello regionale né a livello nazionale o internazionale. Collaborazioni più ampie consentirebbero di allargare gli orizzonti, favorendo l'emergere di nuove idee per prodotti o finanziamenti. Ma per questo basterà attendere qualche tempo, suggerisce la relazione.
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