Dalla biodiversità, protagonista nel 2010, ora i riflettori si spostano sulle foreste. Il Forum delle Nazioni Unite sulle foreste al Palazzo di Vetro di New York da così ufficialmente inizio all’Anno internazionale dedicato ai polmoni verdi del pianeta.
L’Anno internazionale della biodiversità, culminato a fine ottobre con la decima conferenza della Convenzione Onu (Cop10) di Nagoya, passa il testimone a quello dedicato alle foreste, un patrimonio non solo naturale dal momento che, secondo le ultime stime Iucn (International Union for Conservation of Nature), i polmoni verdi del pianeta generano un valore economico diretto (in termini di cibo, carburante, medicine, energia, guadagni e occupazione) stimato in 130 miliardi di dollari all’anno, cioè l'equivalente delle riserve di oro di Francia e Svizzera. Inoltre, per circa 1,6 miliardi di persone rappresentano una fonte diretta di sostentamento.
Per non parlare del loro ruolo di serbatoi di CO2, una funzione ritenuta dagli esperti ‘cruciale’ nella lotta ai gas serra: basti pensare che “dimezzare le emissioni tra il 2010 e il 2020 porterebbe ad un risparmio di 3,7 migliaia di miliardi di dollari”, spiega Stewart Maginnis, dell'Iucn. Anche il Belpaese può contare su un cospicuo patrimonio boschivo fatto di circa 12 miliardi di alberi, distribuiti su una superficie complessiva di 10,5 milioni di ettari: è come se ogni italiano avesse a disposizione l’ossigeno prodotto da 200 piante a testa. Il più diffuso è il faggio, con oltre un miliardo di esemplari, tipici degli Appennini. Liguria e Trentino sono le regioni con il tasso di boscosità più elevato (60% del territorio), mentre la Toscana e la Sardegna risultano le regioni che vantano le maggiori superfici forestali. Grazie alle sue foreste, l’Italia risparmierà circa un miliardo di euro in termini di emissioni, nel quadro del protocollo di Kyoto, per il periodo 2008-2012. Questo dato basta da solo a dimostrare l’importanza di preservare le foreste.
Tuttavia è ancora alto l'allarme deforestazione, nonostante alcuni segnali positivi. Benché interventi di riforestazione, siano riusciti in piccola parte a ridurre la perdita netta, dal 2000 ad oggi ogni anno il pianeta ha registrato una diminuzione del patrimonio foreste equivalente all’area di un paese come il Costarica. I polmoni verdi oggi coprono il 31% della superficie globale, ovvero circa 4 miliardi di ettari: per la Fao sono circa 13 milioni gli ettari perduti o convertiti ad altro uso negli ultimi dieci anni, rispetto ai 16 milioni del decennio precedente. Intanto, secondo le stime, deforestazione e degrado delle foreste sono responsabili di circa il 17% delle emissioni di gas serra a livello globale. Alberi e vegetazione sono infatti tra i principali serbatoi di carbonio: si calcola circa 289 gigatonnellate. A livello globale, si stima che la quantità di carbonio stoccata nella biomassa forestale negli ultimi dieci anni sia diminuita di circa 0,5 gigatonnellate, una quantità pari alle emissioni di CO2 assorbite ogni anno dalle foreste di tutta la Ue.
"Ripristinare le foreste perdute e degradate del Pianeta è possibile", osserva Carole Saint Laurent dell'Iucn, lo dimostrano le iniziative avviate in vari "paesi come Cina, Ghana, Messico. India, Gran Bretagna, Stati Uniti e molti altri, hanno già intrapreso programmi ambiziosi di riforestazione". Per info sul Forum delle Nazioni Unite sulle foreste, vai qui.