Si può sinteticamente affermare che le azioni sul tema dell’Economa Circolare si svilupperanno su due percorsi: quello dell’adeguamento normativo e quello delle azioni dirette. Naturalmente si auspica che questi due percorsi si aiutino a vicenda.
Le prime riguarderanno soprattutto l’adeguamento delle normative sui rifiuti al nuovo quadro strategico. Ciò per mettere in grado gli operatori economici e le pubbliche amministrazioni di operare meglio nel settore del recupero e del riutilizzo di materia e di prodotti (tema chiave all’interno del concetto di “chiusura del ciclo”. Le seconde riguarderanno lo sviluppo di piani e programmi già in atto o in corso di adozione. Attualmente sono in via di adozione sia la nuova “Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile” che sviluppa i temi contenuti nell’Agenda 2030 dell’ONU, che il “Piano d’azione nazionale su Consumo e produzione sostenibile” che sviluppa in particolare uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 (n. 12).
Mentre è in forte sviluppo l’applicazione del Piano d’azione sugli acquisti verdi (PAN GPP), che a seguito dell’entrata in vigore del nuovo codice appalti, con l’applicazione obbligatoria dei CAM nei bandi di gara delle pubbliche amministrazioni, rappresenta un potente strumento di politica ambientale ed economica. Il PAN GPP può, infatti, rappresentare il principale strumento per ottenere, da un lato una forte riduzione degli impatti ambientali ed una riduzione della spesa pubblica, e dall’altro una forte valorizzazione dell’innovazione ambientale e delle imprese che la applicano.
Ciò vale, sia nel campo dell’efficienza energetica (qualche anno fa è stato stimato che la piena applicazione del CAM sull’illuminazione pubblica, avrebbe comportato per la PA un risparmio di circa 500 milioni di euro l’anno di bolletta energetica, riducendo le emissioni di CO2 di oltre 1,3 milioni di tonnellate), che nel campo del riutilizzo dei materiali, riducendo sia il prelievo di materiali vergini che lo smaltimento di notevoli quantità di rifiuti. Grazie alle esperienze maturate in questi anni, il GPP potrà avere una funzione cardine di traino delle politiche industriali ed ambientali italiane. Tale ruolo potrà essere significativo sia su terreni strategici classici, come ad esempio quello dell’edilizia (in termini di efficienza energetica e di circolarità dell’economia), ma anche su attività normalmente oggetto di minore attenzione quali la gestione del verde pubblico o l’arredo urbano. Consentirà, inoltre, la creazione di spazi di mercato per nuove filiere produttive, permettendo la produzione di manufatti di qualità anche attraverso l’uso di materie riciclate, sinora destinate alla discarica o, nel migliore dei casi, a qualche inceneritore. Questo non solo in settori innovativi come quello della “Bioeconomia”, che apre nuovi campi di ricerca e di innovazione tecnologica, che potrà essere promossa con strumenti come il GPP, ma anche nelle pratiche tradizionali, ma poco sfruttate, come ad esempio a quelle riassunte nel concetto di “simbiosi industriale” (gli scarti di una azienda che diventano materia prima per un’altra produzione, creando economie e sinergie su scala locale).
Nel “Piano d’azione su Consumo e Produzione Sostenibile”, che unirà azioni nel settore produttivo ad altre nella distribuzione delle merci e nei comportamenti dei consumatori, saranno studiate e sviluppate numerose azioni proprio su tali temi. In questo quadro sarà ancora più rilevante il ruolo assunto dal GPP.