Tre sono le tendenze di sostenibilità attorno alle quali ruotano le scelte alimentari: la crescita del biologico, la diffusione della dieta vegana, la riscoperta della dieta mediterranea da parte dei millennials. I dati sul 2015 raccolti dal ministero per le Politiche agricole - e anticipati da Repubblica rivelano che la crescita del biologico e del biodinamico non è un fenomeno temporaneo ma un settore su cui puntare in Italia. Come avremo modo di approfondire a Bologna con la ricerca presentata ogni anno dall'Osservatorio SANA-Nomisma, sono aumentati gli operatori (60mila), sono aumentati gli ettari di Sau - Superficie agricola coltivata - utilizzati per il biologico (1,5 milioni di ettari), e aumenta anche la disponibilità di prodotti confezionati al supermecato in seguito all'accresciuta domanda dei consumatori.
Acquistare prodotti biologici, vegetali ma anche latte e derivati, carni e uova, è sicuramente una scelta sostenibile poichè le coltivazioni biologiche e biodinamiche rafforzano la biodiversità e riducono l'impatto della chimica sui terreni.
I millennians
Da un'indagine del Barilla Center for Food & Nutrition emerge che anche i giovani, i cosiddetti Millennials (ragazzi nati tra il 1982 e il 2000), sono alla ricerca di prodotti alimentari più sostenibili, con l'obiettivo di ridurre l'impatto ambientale della propria alimentazione: per questo scelgono prodotti a km zero (che non comportano lunghi trasporti e conseguenti emissioni di CO2), si basano sulla dieta mediterranea e utilizzano ogni parte dell'alimento per evitare gli sprechi alimentari. Per le carni, prediligono carni bianche e maiale alla carne bovina e in ogni caso cercano di limitare il consumo dei cibi a maggior impatto ambientale come la carne, le uova e i formaggi. Unico neo dell'alimentazione sostenibile è il costo: il 61% dichiara infatti che i prodotti green sono troppo costosi.
Il dibattito sulla dieta vegana
Un altro modo per ridurre l'impatto ambientale, soprattutto nella lotta ai cambiamenti climatici, è considerata la dieta vegana: sempre uno studio del Barilla center ha messo a confronto un menu vegetariano con uno a base di carne, e decisamente non c'è confronto: a parità di calorie apportate all'organismo, il secondo impatta sull'ambiente il doppio del primo. Eppure un articolo di Chase Purdy spiega che nel lungo termine, rinunciare completamente ai prodotti di origine animale potrebbe non essere la scelta più sostenibile per l'umanità, sulla base di un unico studio che ha preso in considerazione la dieta vegana, due diete vegetariane (una che include latticini, l’altra che include uova e latticini), quattro diete onnivore (con vari gradi d’influenza vegetariana), una povera di grassi e zuccheri e una più in linea con le odierne abitudini alimentari statunitensi.
"Se fosse applicata all’intera popolazione globale, la dieta vegana richiederebbe l’uso esclusivo di terreni disponibili che potrebbero nutrire più persone. Questo perché usiamo tipi diversi di terra per produrre diversi tipi di cibo, e non tutte le diete sfruttano questi terreni in maniera uguale".
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