In un articolo del Sole 24 Ore di lunedì 14 dicembre ci sono alcune considerazioni sullo stato dell'arte del reporting sulla sostenibilità delle aziende. Perchè è indubbio che con la Conferenza internazionale sul Clima di Parigi sia tornata al centro dell'attenzione.
Le politiche di sostenibilità non hanno solo problemi di identificazione, pianificazione strategica e realizzazione, ma anche di rendicontazione. E sotto questo profilo, se è indubbio che il CSR Reporting è ormai la regola tra i grandi gruppi globali, è altrettanto vero che la qualità non sta migliorando in modo sostanziale e, per di più, la crescita è trainata dall’area asiatica, dove sono recentemente entrate in vigore norme di legge ad hoc. Il che significa che a comandare il gioco è la regulation più che l’impulso autonomo delle società.
Ad affermarlo è il Rapporto biennale del network Kpmg sul “Corporate Responsibility Reporting” delle prime 250 aziende mondiali (G250), pubblicato con indubbia tempestività alla conclusione dei lavori della Conferenza di Parigi. L’analisi è tra le più accreditate in materia, sia perché l’arco temporale della ricerca conta ormai oltre vent’anni di rilevazioni (la prima indagine risale al 1993), sia perché le 250 multinazionali classificate hanno una reale, rilevante influenza sul trend globale e rappresentano la scrematura di un ben più vasto campione di 4.500 società di 45 Paesi, tra cui l’Italia.
Secondo l’indagine, benché l’80% dei gruppi fornisca una qualche rendicontazione sul tema delle emissioni inquinanti, la tipologia e la qualità delle informazioni riportate risultano ancora troppo eterogenee, talvolta prive della necessaria consistenza. Per esempio, nei bilanci di sostenibilità circa la metà delle G250 riportano target di riduzione di gas serra senza spiegare in modo dettagliato né come questi obiettivi sono stati selezionati, né come saranno raggiunti.
Per quanto riguarda le emissioni di carbone, cui viene dedicato un focus specifico, «c’è chiaramente bisogno di migliorare, e sarebbe davvero utile poter disporre di linee guida globali sul Reporting», afferma Wim Bartels, responsabile dell’area Sustainability per l’intero network Kpmg.
Per la verità qualche cosa si sta muovendo: il Financial Stability Board, per esempio, ha proposto una task force per incrementare la trasparenza, mentre il Cdsb, acronimo del Climate Standards Disclosure Board, ha emanato linee guida volontarie. Tuttavia, insiste Bartels, «le società non devono essere lasciate sole nell’immaginare la rendicontazione: tutti gli stakeholders, dagli investitori ai regolatori pubblici, hanno un ruolo da giocare».