Sempre più spesso ci imbattiamo in articoli, interviste e blog in cui si parla di case “eco-compatibili” o “case
bio”, ma sappiamo davvero di cosa si tratta? Forse è giunto il momento di fare un po’ di chiarezza sul tema e di sfatare qualche falso mito o qualche errata interpretazione.
È chiaro che per definire il termine “bio” avremmo bisogno di scrivere pagine intere, sempre che prima abbiamo ben chiaro a quale delle diverse accezioni esso sia associato. Oggi parliamo degli ambienti in cui viviamo, delle loro caratteristiche, dei materiali con cui sono fatti, dell’aria che respiriamo all’interno delle nostre case, dei nostri atteggiamenti, delle nostre abitudini: insomma, “bio” può essere tutto, dalla cosa che compriamo al mercato ortofrutticolo, all’isolante con il quale rivestiamo le mura di casa, fino al modo in cui gestiamo e organizziamo la nostra vita ogni giorno.
In realtà "bio" è un termine improprio se associato all'attività agricola, perché anche l’approccio convenzionale si basa su un processo di natura biologica attuato da organismi vegetali, animali o microbici. La differenza sta nel quantitativo di energia meccanica e chimica speso per attuare l’agrosistema, che può essere molto oneroso nel caso convenzionale, meno nel caso “bio”. Lo stesso principio può essere adottato nell’edilizia: la bioedilizia è anzitutto un approccio culturale che trae le sue origini nella Germania degli anni settanta e che è nata in seguito alla necessità di ridurre i consumi energetici e salvaguardare il territorio e l’ambiente in cui viviamo (Baubiologie è il termine originale tedesco). Solo successivamente, con il diffondersi della coscienza ambientale, il concetto si è ampliato sino a inglobare principi di eco-compatibilità e di sostenibilità. In altre parole costruire o ristrutturare una casa in modo “bio” significa prima di tutto responsabilità civile, vuol dire preservare quanto più possibile le risorse esistenti, fare delle scelte in modo responsabile, prendersi a cuore il luogo in cui viviamo, utilizzare metodi che presuppongono un
atteggiamento corretto nei confronti dell’ecosistema. Tutti questi atteggiamenti hanno lo scopo di migliorare la nostra qualità della vita presente e futura e riequilibrare il rapporto tra l’ambiente e il costruito.
Il mercato offre oggi diverse certificazioni energetico-ambientali di edificio che permettono non solo di ottenere ottime prestazioni termiche, acustiche e di eco-compatibilità, ma che permettono anche di aumentare il valore e il prestigio della casa. Tra queste, quelle più diffuse e conosciute sul territorio nazionale nel campo delle ristrutturazioni sono le certificazioni LEED, CasaClima e BREEAM.
LEED
LEED è acronimo di Leadership in Energy and Environmental Design, un protocollo di certificazione energetico ambientale a base volontaria, nato negli Stati Uniti nel 1993, che riguarda la gestione, la progettazione e la costruzione di edifici sostenibili dal punto di vista sociale, ambientale, economico e del benessere dell’utilizzatore. In Italia, secondo la fonte dell’U.S. Green Building Council, vi sono ad oggi 117 edifici in fase di certificazione e 56 certificati.
CasaClima
CasaClima è il marchio maggiormente conosciuto a livello nazionale per la costruzione e ristrutturazione di edifici con caratteristiche di efficienza energetica e qualità dell’abitare. L’Agenzia CasaClima di Bolzano è una struttura pubblica che ad oggi ha rilasciato oltre 5000 certificati e oltre 900 sono i progetti in fase di certificazione, distribuiti su tutto il territorio nazionale. Dal 2013 è attivo il nuovo protocollo CasaClima R, con il quale l’Agenzia CasaClima intende promuovere la qualità nel risanamento energetico degli edifici esistenti.
BREEAM
BREEAM - Building Research Establishment Environmental Assessment Method for buildings - è il protocollo per la certificazione della sostenibilità nato in Inghilterra nel 1990. Gli schemi con i quali l’edificio è certificato variano in base alla sua localizzazione, alla tipologia e alla destinazione d’uso.