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Zamboni : l'Italia della Green Economy

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Zamboni : l'Italia della Green Economy - AcquistiVerdi.it

AcquistiVerdi.it dedica l’appuntamento di questo mese alla Green Economy e incontra Silvia Zamboni, giornalista e autrice del libro “L’Italia della Green Economy”, edito da Edizioni Ambiente, che è stato presentato a Roma lo scorso 30 gennaio nell’ambito di una iniziativa della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. Già assessora all’Ambiente del Comune di Bologna, Silvia Zamboni ha collaborato e collabora con varie testate e con Radio 3 Rai.

Silvia, ci racconti com’è nato il libro “L’italia della Green Economy”?

Il libro mi è stato ispirato dal lavoro che ho svolto per tre anni come membro della giuria del Premio per lo Sviluppo Sostenibile istituito dalla Fondazione. Questa esperienza mi ha fatto conoscere  imprese e aziende pubbliche che uniscono obiettivi economici a obiettivi ambientali, precisamente nei tre settori oggetto del premio, ossia: efficienza energetica e uso delle fonti rinnovabili;  gestione dei rifiuti domestici ed industriali; prodotti innovativi di rilevanza ambientale. Si tratta di aziende  che contribuiscono alla riduzione delle emissioni di CO2, favoriscano la creazione di nuova occupazione e i cui prodotti e servizi hanno un buon livello di diffusione. Nel libro racconto oltre 80 esperienze di successo. Essendo consapevole che la green economy va oltre di gli ambiti definiti dal premio, nella mia introduzione ho citato anche aziende che non hanno partecipato, ma che fanno parte della storia dell’economia verde del nostro paese; e ho ricordato l’esistenza di settori come la chimica verde, l’agricoltura biologica e il turismo sostenibile.

Come definiresti l'Italia della green economy? Quali sono i suoi punti di forza e quali i ritardi rispetto all'assetto globale del mercato green?

Secondo il Rapporto Green Italy del 2011, realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere, tra il 2008 e il 2011 il 23,9% delle imprese italiane ha investito o ha programmato di investire in tecnologie e in prodotti verdi; il 38% delle assunzioni programmate nel 2011 ha riguardato figure professionali legate alla sostenibilità. Il fenomeno green economy ha coinvolto il nostro Paese dal Nord al Sud, le prime dieci imprese che investono in tecnologie green sono egualmente distribuite tra Sud e Nord.

Rispetto alle dimensioni e allo stato di salute della green economy in Italia si possono fare tre considerazioni. La prima è che si tende a sottovalutare quello che già si è realizzato, mentre questo settore si è rivelato molto produttivo anche in ambito occupazionale.

La seconda considerazione è che l’Italia nel 2011 ha installato più solare fotovoltaico in Europa (persino più della Germania): il problema è che l’Italia è molto forte nella produzione di inverter, ma è quasi totalmente dipendente dalle importazioni di pannelli, anche se non mancano esempi di successo, come la 3 SUN, una delle maggiori aziende d’Europa. Il made in Italy green punta sulla qualità e l’innovazione: nel reggiano, ad esempio, è appena nata un’impresa che unisce le proprietà  del solare termico al solare fotovoltaico; mentre un’altra, nel distretto della ceramica, ha applicato cellule fotovoltaiche alle tegole.

Infine, la green economy ha bisogno di certezze: si pensi, invece, al balletto sugli incentivi alle rinnovabili che l’anno scorso ha creato grande instabilità sul mercato o al bonus fiscale del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici che viene rinnovato di anno in anno. Non solo: l’economia verde ha bisogno di controlli ambientali che garantiscano che chi invece produce inquinando venga sanzionato.

Nel contesto di crisi attuale, che rischi e che opportunità si delineano per le piccole e medie imprese che hanno scelto la via della sostenibilità?

Cito per tutti un esempio: l’azienda Sabox (iscritta ad AcquistiVerdi.it, n.d.r.), che ha trasformato l’emergenza rifiuti in Campania in opportunità. L’azienda si è lanciata nel recupero e nel riciclaggio di carta e cartone, creando una filiera virtuosa locale che comprende la raccolta differenziata e il riciclo di questi materiali per la  produzione di imballaggi destinati ai  pastifici del territorio.

Quali sono e quali saranno le possibilità di scelta per un consumatore sempre più informato, ma il cui potere d'acquisto è a rischio?

Per prima cosa il consumatore deve essere informato, e uno strumento efficace per farlo sono le etichette ecologiche, come l’Ecolabel europeo. Nel libro cito alcuni esempi di certificazioni. L’etichetta, però, da sola non basta: sta al consumatore passare poi all’acquisto consapevole. Solo così ovviamente può orientare il mercato.



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