In Italia non esiste nessuna forma di certificazione ecologica relativa ai cosmetici che sia gestita e garantita dallo Stato, mentre molti sono i marchi 'privati', a dimostrazione di una reale esigenza di mercato.
Purtroppo queste certificazioni 'fai da te' sono adattabili a qualsiasi esigenza e sono, molto spesso, diverse le une dalle altre creando una confusione insostenibile da parte dei consumatori. Oltre a questi marchi ecologici ci sono poi molti marchi senza nessun disciplinare, si tratta di loghi di fantasia che il produttore appone sull'etichetta allo scopo di attirare la clientela 'etica'.
Finora, spiega Realacci, ''l'impatto della cosmesi è stato degnato di poca considerazione, probabilmente perché ritenuta una scienza voluttuaria e dunque poco degna di attenzione 'scientifica'. Nulla di più sbagliato, non fosse altro per l'enorme quantità di cosmetici che vengono usati quotidianamente e per le possibili conseguenze che tutti questi prodotti hanno sulla nostra salute e sul nostro ambiente. Solo per fare un esempio, basti pensare che le norme vigenti relative alla produzione e commercializzazione dei cosmetici non contengono alcuna indicazione relativa alla biodegradabilità dei componenti''.
Tuttavia, prosegue Realacci, ''a fronte di questa mancanza di regole sull'impatto ambientale, la Ue si sta muovendo nel verso dell'Eco Design ovvero la necessità di progettare prodotti di consumo con l'obiettivo di ridurne l'impatto sull'ambiente. Vale a dire che l'UE vuole estendere la direttiva Eco Design dai prodotti che consumano energia, a tutti i prodotti di consumo. Così, diventerà essenziale occuparsi anche di cosmetici e questa legge, oltre a fornire ai consumatori uno strumenti di garanzia, potrebbe porre in una posizione d'avanguardia e unicità, sia temporale che di intenti, nei confronti degli altri paesi dell'Ue''.